Ancora oggi come ieri a Balme l’inverno dura otto mesi, la neve giunge talora a oscurare le finestre, i cereali non arrivano a maturazione e persino il foraggio per gli animali e' strappato con grandi fatiche alle pareti di roccia che incombono sul villaggio. La piccola comunità, meno di cento abitanti, vive da secoli in relativo isolamento al confine tra Piemonte e Savoia.

Abituati ad attraversare in estate e in inverno valichi glaciali a oltre tremila metri di quota recando sulle spalle pesanti carichi di riso e di sale, di caffè e di tabacco, i Balmesi furono tra i primi a trasformarsi in apprezzate guide alpine quando iniziò la grande stagione dell’alpinismo, nella seconda metà dell’Ottocento. Per circa un secolo le guide di Balme accompagnarono gli alpinisti torinesi nell’esplorazione delle Alpi Occidentali.
Anche i pionieri dello sci italiano esordirono a Balme negli anni a cavallo del secolo e per qualche decennio il paese riuscì ad affermarsi tra le più ricercate stazioni turistiche piemontesi.
Oggi il paese mantiene il suo fascino per coloro che ricercano in montagna un ambiente naturale intatto e una cultura alpina ancora viva e spontanea, tuttora leggibile nella lingua francoprovenzale, nella musica, nella danza, nei costumi tradizionali.

Sito nell’antica sede del Comune, l’Ecomuseo delle Guide Alpine di Balme è una tappa interessante per chi desidera unire la cultura alla natura. Il piccolo ma ricco museo documenta l’origine e lo sviluppo del villaggio di montagna che divenne nel secolo scorso protagonista dell’alpinismo torinese. La parte introduttiva del Museo racconta la storia dell’insediamento balmese: la sua fondazione da parte di pastori della Savoia, l’immigrazione medievale dal bergamasco e dalla valsesia, la nascita del contrabbando come risorsa all’esaurimento delle miniere, la trasformazione dei contrabbandieri in guide alpine nel corso del XIX secolo, fino alle attuali attività legate al turismo, all’artigianato, all’allevamento, all’industria (le acque minerali).
Il Museo ha il suo nucleo centrale nella bella raccolta di foto d’epoca, riprodotte in grande formato, che raccontano le figure eccellenti dell’alpinismo locale e le loro attività, anche attraverso una collezione di attrezzature, cimeli, manifesti e documenti. A completamento del percorso il Museo presenta alcune sezioni dedicate all’ambiente (flora, fauna, minerali) e alla cultura locale francoprovenzale e comprende un itinerario storico-naturalistico sul territorio.